"Per la necessità di sopperire alla carenza di
popolazione attiva, in diversi paesi occidentali
specie dalla seconda metà del novecento si andò
facendo strada la convenienza di colmare il
vuoto importando manodopera straniera. Da allora
l’afflusso di immigrati è stato continuo e
crescente. E specialmente l’Italia, che aveva rigurgitato
di manodopera e che aveva alimentato
per molti decenni il più grande esodo di emigranti,
è divenuta povera di manodopera e, per
integrarla, è ricorsa all’estero e, dall’inizio del
duemila, ha accolto milioni di nuovi venuti, che
furono presto numerosi nelle sue città e nelle sue
contrade. Da paese di emigranti divenne un
paese di immigrati. Le sue città si sono andate
popolando di individui di ogni razza e colore,
non di rado poco dediti o inadatti al lavoro. In
parte la loro presenza sull’angusto territorio di
molti paesi occidentali ha colmato la fittizia e artificiosa
carenza di manodopera e ha fornito un
sostegno alla crescita economica. In parte cospicua
non è giovata allo scopo di sopperire alla carenza
lavorativa, ma ha fatto al caso di obsoleti
ideologismi echeggiati da politici o sedicenti tali
e da cronisti; ed è stata oggetto della protezione
di molti esponenti dell’istituzione ecclesiastica
e assertori dei suoi princìpi universalistici. In
gran parte quella presenza ha fatto comodo a
speculatori sanguisughe, anche se ingualdrappati
da industriali, da imprenditori o da proprietari
terrieri, che hanno sfruttato e sfruttano tanti di
quei poveri disgraziati...":
da
L'integrazione dell'arcipelago migratorio in Occidente,libro di
Francesco Caracciolo.www.ilmiolibro.itwww.lafeltrinelli.itwww.mondadori.itwww.lulu.itwww.francescocaracciolo.it
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