00 14/09/2017 10:34

All’inizio dell’età moderna nel Mezzogiorno aumenta la popolazione e con l’inflazione cresce il divario nella società. Insieme con la composizione sociale mutano i rapporti tra le classi. I ceti elevati si avvalgono del mutamento delle condizioni economiche. Il reddito di lavoro resta notevolmente indietro all’aumento del costo della vita mentre rendita e profitti crescono molto più dell’inflazione monetaria. Cresce il gravame fiscale e il prelievo si sposta in gran parte dai beni al consumo allo scopo di aumentare le entrate insufficienti di città e terre per tentare di colmare i loro cronici disavanzi e di estinguere i loro ingenti debiti. L’aumento e la diffusione delle imposte indirette sul consumo si verificano tanto nelle province quanto nella capitale del regno, insieme con la crescita del potere economico e sociale dell’aristocrazia feudale e cittadina. Il potere regio si va sempre più indebitando e indebolendo ma non abdica mai alle sue funzioni e al suo ruolo, non rinuncia mai a imporre la propria autorità e conserva un minimo di forze con cui cerca sempre di frenare i crescenti interessi di parte delle forze centrifughe prevalenti su quelli pubblici e dei ceti sociali più deboli. L’autore rende vivo un mondo di rapporti complesso e contraddittorio, fa giustizia di esagerazioni e opinioni preconcette e fa luce su uno dei più critici e interessanti periodi del passato del Mezzogiorno.

http://ilmiolibro.kataweb.it/libro/storia-e-filosofia/346266/sud-debiti-e-gabelle/
www.francescocaracciolo.it