Immigrati e disoccupati in Italia

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Francesco.Caracciolo
00giovedì 17 luglio 2014 12:08


IMMIGRATI E DISOCCUPATI IN ITALIA


Per dare un’idea del profondo mutamento demografico
che si sta verificando nei Paesi occidentali, osserviamo
quanto è avvenuto e sta avvenendo in uno solo di essi.
Il caso che osserviamo
è indicativo di ogni altro. Il Paese
europeo senza colonie dopo la seconda guerra mondiale
e ultimo a importare immigrati per soddisfare le esigenze
della crescita economica e del capitale concentrato in poche
famiglie, fu l’Italia. Il suo cambiamento nei decenni dal
dopoguerra ad oggi fu rapido e sconvolgente. Da Paese
prolifico e serbatoio di emigranti, che furono oltre diciotto
milioni in meno di un secolo, divenne dagli anni ottanta
del novecento il più sfrenato importatore di immigrati e
il meno prolifico. Per questo suo incredibile cambiamento,
il suo caso è il più adatto a farci capire quanto sta avvenendo
in Occidente.
Secondo una previsione fatta dall’Onu
nel 2005, in Italia
la popolazione autoctona sarà nel
2050 oltre dieci milioni
di unità meno di quella
dell’inizio del duemila; e mentre
la popolazione
autoctona diminuirà di numero, aumenterà
quella composta di immigrati che, nel 2020, saranno oltre
sette milioni di unità.
È certo una previsione approssimativa, ma indicativa.
Secondo calcoli altrettanto approssimativi, in Italia
il numero degli immigrati regolari raddoppiò ogni
decennio a partire dagli anni settanta del novecento.
Negli ultimi anni dello stesso secolo gli immigrati
regolari erano poche centinaia di migliaia, nel 2001
erano circa 1.700.000, nel 2003 circa 2.400.000, nel 2005
2.800.000, all’inizio del 2006 circa 3 milioni, nell’ottobre
2006 circa 3.300.000, nel 2007 circa 3.600.000. A fine
2008 erano oltre il 6,5 % della popolazione, e i neonati
ufficialmente registrati in Italia erano il 12,5 % figli
di immigrati (nel nord Italia il 19,5 %); nell’ottobre 2009
gli immigrati regolari in Italia erano circa 4.000.000.
Sono dati approssimativi. L’Istat stima che al gennaio
2013 gli immigrati regolari residenti in Italia erano
circa 4.377.000, cioè oltre il 7% della popolazione residente.
In poco più di un decennio l’aumento del numero
degli immigrati regolari in Italia è stato dunque
vertiginoso. Si può ritenere ancor più stupefacente
se ad esso si aggiunge l’aumento del numero
degli immigrati irregolari, che nessuno sa quanti
siano stati e quanti siano.
Gli immigrati regolari residenti in Italia al gennaio
2013
erano dunque, stando ai dati dell’Istat,
circa 4.377.000, cioè il 7% della popolazione.
Quanti sono oggi, luglio 2014? E quanti sono
gli immigrati irregolari, gli innumerevoli clandestini,
ignoti agli istituti di statistica, alle forze dell’ordine
e alle istituzioni? Nessuno può saperlo e nessuno
può farne una stima, se non molto vaga. Non ci sono
dati statistici recenti da cui si possa trarre quanti siano
gli immigrati residenti oggi in Italia. Si possono fare
solo congetture sul loro numero. Si può dire che,
dal gennaio 2013 al luglio 2014, in un anno e sei mesi,
l’afflusso di immigrati in Italia è stato continuo. E si può
dire che il numero degli immigrati residenti in Italia,
profughi, rifugiati, e in cerca di lavoro e di benessere,
è molto cresciuto. Circa il 70 per cento degli italiani
intervistati ritiene che nel 2013 i soli immigrati regolari
siano molto più numerosi dei circa 4.377.000 stimati
dall’Istat. Circa il 25 per cento degli italiani intervistati
va oltre: ritiene che i soli immigrati regolari siano circa
la metà della popolazione residente in Italia. Certo, tanti
immigrati producono reddito e contribuiscono alla crescita
economica. La Fondazione L. Moressa, nel Rapporto
annuale sull’economia dell’immigrazione (2013),
calcola che il contributo degli immigrati regolari
al fisco e allo Stato italiano è di circa 6 miliardi
e 500 milioni. E’ pure certo che l’accoglienza,
l’assistenza e il controllo di tanti immigrati hanno
un elevato costo non solo economico; e la presenza
e la condotta di tanti nuovi venuti sono spesso
all’origine di tensioni, di conflitti e di crimini.
Stando all’Istat, il 70 per cento degli italiani
intervistati è dell’avviso che il costo economico
e sociale, specialmente quello dell’accoglienza,
dell’assistenza e del controllo degli immigrati,
supera quanto gli immigrati danno in termini
di lavoro e di contributi.
Al di là di contributi e di costi, c’è da chiedersi:
come è possibile accogliere e ospitare milioni di
immigrati in un Paese come l’Italia con risorse
molto limitate e con un territorio angusto e
sovrappopolato? Perché il lavoro che svolgono
gli immigrati regolari, non lo svolgono gli italiani
che risultano disoccupati? Perché i contributi che
versano gli immigrati regolari, non li versano gli
italiani che risultano disoccupati e che le istituzioni
non inducono a occuparsi, a lavorare, a produrre e a
versare contributi? Eppure tutto ciò è possibile, benché
sembri inverosimile se si pensa che i disoccupati in Italia
sono milioni, più o meno quanto i milioni di immigrati.

                                                               
Francesco Caracciolo

 

FRANCESCO CARACCIOLO, L’integrazione dell’arcipelago migratorio in Occidente (www.ilmiolibro.it).

               “               “                   , Come muore una civiltà e come sta morendo la nostra (www.ilmiolibro.it).

               “               “                   , Mali estremi (ilmiolibro.it).

 


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