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Disoccupati e immigrati nell'Unione Europea

Ultimo Aggiornamento: 14/07/2014 08:45
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Sesso: Maschile
14/07/2014 08:45

".....Si verifica cioè l’inverosimile:
nell'Unione Europea e specialmente
in Italia il numero dei disoccupati
equivale pressappoco ai posti
di lavoro disponibili, che non
si coprono e che sono soprattutto
di lavoro non qualificato, pesante
e non appetibile. Pertanto e per una
magia incomprensibile, in diversi Paesi
dell’Occidente, nonostante la densità
della popolazione autoctona in parte
disoccupata, esiste una notevole
carenza di forza lavorativa che
deve essere integrata. Il vuoto
demografico che ne deriva deve
cioè essere colmato con una popolazione
aggiuntiva il cui impiego renda possibile
continuare a sostenere la crescita economica,
cioè una crescente produzione da destinare
al mantenimento dell’intera popolazione,
occupata, disoccupata o non più attiva,
e dei suoi crescenti consumi. Per colmare
il vuoto, si ricorre all’apporto di risorse
umane esterne, che danno pressappoco
quanto ricevono, giacché il loro prodotto
è destinato in parte al loro stesso mantenimento.
Si ricorre così all’apporto di individui
che, in numero crescente, si aggiungono
alla popolazione esistente e sono mantenuti
con il reddito da essi stessi prodotto.
In tal modo il reddito globale di un paese
è destinato al mantenimento dei produttori,
che comprendono i nuovi venuti, di quanti
sono inattivi, di quanti risultano disoccupati
e di quanti formano l’esercito degli immigrati
clandestini che, spesso, più che produrre,
arrecano danni....":

da Mali estremi,
libro di Francesco Caracciolo.

www.francescocaracciolo.it
www.ilmiolibro.it
www.inmondadori.it
www.lafeltrinelli.it
www.lulu.com
www.francescocaracciolo.it
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